Notiziario mensile del Circolo Scacchistico Genovese L. Centurini
Numero 7/8 - Luglio Agosto 1998 - Anno III


DOVE VA IL CENTURINI
Nella quiete (relativa) dei mesi estivi è possibile fare alcune riflessioni sugli obiettivi futuri che attendono il nostro Circolo. Invitiamo tutti a partecipare a questa discussione con le loro idee e proposte, che Scaccomatto, libera tribuna di tutti i soci, ospiterà volentieri.
Negli ultimi anni, le molteplici iniziative che abbiamo portato a termine, specialmente nel campo della diffusione e della promozione del gioco, hanno consentito al Centurini di qualificare la sua offerta scacchistica presentandosi alla città e alle sue istituzioni come un interlocutore affidabile in termini di esperienza e di capacità organizzativa, senza contare l'apporto tecnico e agonistico dei suoi maestri.
Si tratta per il futuro di calibrare la nostra strategia, tenendo sempre in considerazione quelle che sono le più profonde finalità del movimento scacchistico: favorire e promuovere lo sviluppo del gioco, con particolare riguardo all'agonismo, nell'interesse dello sport nazionale. Questo è il vero obiettivo che dovrebbe ispirare l'azione di una società di scacchi affiliata alla FSI: diffondere gli scacchi e praticare l'attività sportiva del gioco, senza scopo di lucro, in maniera estranea ad influenze di religione, di politica e di razza, in conformità con quanto disposto dalla Costituzione italiana.
Ma dove va oggi il Centurini? Quale dovrà essere il punto di approdo della sua attività, dove si concentreranno gli sforzi del suo gruppo dirigente, consolidatesi in questi anni sotto la guida del suo Presidente? Intanto c'è la piena e matura consapevolezza delle difficoltà che circondano tuttora la diffusione del gioco, soprattutto nel nostro Paese. È un gioco considerato “difficile”, forse poco affine alla nostra cultura, più vicina ad una concezione del tempo libero come svago fine a se stesso, disimpegno, facile consumo e divertimento leggero quanto effimero.
Noi pensiamo che diffondere gli scacchi in più ampi settori di pubblico, anche attraverso forme spettacolarizzate di divulgazione, non snaturi l'intrinseco fascino intellettuale del gioco, qualità che invece va mantenuta e conservata. D'altra parte, quanto più è difficile per il neofita la scoperta di questa “disciplina”, tanto più grande è poi l'appagamento e il piacere intellettuale che ne riceve.
Consci di tutto questo, sono essenzialmente due i principali campi di attività che ci vedranno impegnati in futuro. Il primo e quello dell'incremento e della qualificazione dell'attività agonistica. Noi oggi organizziamo annualmente due tornei week-end, che hanno saputo riscuotere un certo successo. Anche per la prossima stagione confermeremo queste scadenze, tuttavia pensiamo che Genova meriti appuntamenti scacchistici di più alto livello, per cui riteniamo che la credibilità del Circolo e i contatti in corso con istituzioni e sponsor potranno consentirci la realizzazione di eventi di maggiore richiamo e livello tecnico.
Il secondo campo di intervento è rappresentato dalla formazione, con particolare riguardo ai giovani. Questo concetto è stato finora trascurato dal mondo scacchistico e in particolare dalle strutture federali, che hanno avuto una visione spesso esclusivamente incentrata sui giocatori in attività. Il progetto su cui impegnarsi sarà quello della costituzione di un centro di avviamento allo sport (C.A.S.) all'interno della società. Infatti sappiamo che, se gli istituti scolastici possono costituire un veicolo importante per la promozione della disciplina, con la divulgazione del gioco nell'ambito giovanile più idoneo, sono poi indispensabili delle strutture che rappresentino un naturale punto di approdo per quei ragazzi (ma il discorso è aperto a tutte le fasce di età) che successivamente intendano proseguire nel perfezionamento del gioco, inserendosi all'interno dei circoli e delle strutture federali.
Il nostro Circolo, per l'esperienza accumulata in questo settore, in particolare grazie ad alcuni maestri (vedi Di Paolo), può autorevolmente candidarsi nel panorama genovese, grazie alla formazione di tecnici con qualifica di istruttori giovanili CAS (da acquisire al termine di seri corsi organizzati con il CONI), a svolgere questa funzione, previo parere favorevole della struttura regionale. Sappiamo che sui centri di avviamento allo sport un progetto è in atto a livello nazionale tra Federazione e Coni. Se i risultati corrisponderanno alle nostre aspettative e soprattutto se riscontreremo quei requisiti di qualità e di serietà che riteniamo indispensabili, non mancheremo di profondere le nostre energie anche in questa direzione. E anche Genova, grazie al Centurini, avrà un'importante scuola di scacchi, punto di riferimento per il perfezionamento tecnico agonistico di tutti gli scacchisti.





SCACCHI E SOLIDARIETÀ A SAMPIERDARENA
Una bella iniziativa scacchistica si è svolta sabato 20 giugno alla Croce d'Oro di Sampierdarena (via della Cella 10): il Circolo ha organizzato, insieme alla Croce d'Oro, una gara semilampo sulla distanza di sei turni di gioco, a cui hanno partecipato 25 giocatori. La vittoria è andata al maestro Di Paolo, il quale, dopo la premiazione, si è esibito anche in una simultanea contro dieci giocatori. Alcuni di loro erano ragazzi della Croce d'Oro che giocavano in consultazione. Naturalmente Raffaele ha avuto vita facile contro tutti.
Il binomio scacchi e solidarietà non è nuovo per il Circolo. Già il mese scorso una riuscita semilampo pro Unicef attirava l'attenzione dei giocatori a Palazzo Ducale. A nostro avviso, gli scacchi, quale momento di aggregazione di qualità, ben si accompagnano al sostegno di cause nobili, come quella del volontariato. Essere presenti sul territorio e stringere contatti con la rete delle associazioni che quotidianamente cercano di accrescere e migliorare la qualità della vita e la convivenza civile tra le persone, consente anche a noi di poter trasmettere quel messaggio di cultura e di civiltà di cui sono portatori gli scacchi.
A Sampierdarena, alle spalle di Di Paolo, il secondo posto è andato ad Alessio Luperini, giocatore quindicenne di talento, che soprattutto nelle partite semilampo è in grado di impensierire chiunque. Erano presenti anche altri forti giocatori come Berni e Gonzaga. Marco Strazzeri è arrivato sesto. Durante la premiazione, targa ricordo per il maestro Di Paolo e, per tutti, maglietta commemorativa dei 100 anni di attività della Croce d'Oro di Sampierdarena. Arrivederci all'anno prossimo.

Classifica finale

1° Di Paolo M 6 14° Del Ponte Al. NC 3
2° Luperini A. 1N 4,5 15° Cigliola 2N 3
3° Gonzaga CM 4,5 16° Arkel 2N 3
4° Del Ponte A. 3N 4,5 17° Carreri 3N 3
5° Berni CM 4 18° Pelò 2N 2,5
6° Strazzeri M. 2N 4 19° Canu 2N 2
7° De Lerma 2N 4 20° Del Ponte C. 2N 2
8° Cogliandro 2N 4 21° Gardini NC 2
9° Pugliese F. 1N 3,5 22° Luperini M. NC 2
10° Rivara 2N 3,5 23° Pugliese A. NC 1,5
11° Martinoli NC 3 24° Plescovich NC 1,5
12° Faggiani 1N 3 25° Ferraro NC 1
13° Palmiero 3N 3      




GRAND PRIX CON IL BRIVIDO, MA IL BOMBER È SEMPRE GUIDO
Causa i mondiali di calcio, la gara del Grand Prix semilampo di giugno si è tenuta sabato 4 luglio, nei freschi locali del Circolo. I sedici giocatori partecipanti hanno dato vita ad una delle più emozionanti gare del Grand Prix di quest'anno. Flavio Guido “scivolava” nella partita contro Di Liberto, che balzava in testa alla classifica, inseguito da Emanuelli, Petrillo, oltreché dallo stesso maestro Fide. Ma solo all'ultimo turno si è decisa la gara, quando si affrontavano Guido ed Emanuelli entrambi al vertice con 5 punti.
Vinceva Flavio, davanti, in classifica, a Petrillo e a Di Liberto. Fra gli altri, brave le seconde nazionali De Lerma, Di Caro e Marco Strazzeri, sempre più grintoso e maturo sulla scacchiera.
Menzione particolare anche per Gabriele Grasso, che vinceva per la prima volta il premio per le 3N, sociali ed esordienti. Un altro giovane in crescita.
Il Grand Prix si concede la pausa estiva, riprenderà sabato 26 settembre, alle ore 14,45.

Classifica finale

1° Guido F. MF 6 9° Campanella 3N 3
2° Di Liberto CM 5,5 10° Guido G. 1N 3
3° Petrillo CM 5,5 11° Pugliese F. 1N 3
4° Emanuelli CM 5 12° Baroncelli 3N 3
5° Di Caro 2N 4 13° Gardini NC 3
6° De Lerma 2N 4 14° Carreri 3N 2,5
7° Strazzeri M. 2N 4 15° Arkel 2N 1
8° Grasso NC 3,5 16° Pugliese A. NC 0




CARLO PERNIGOTTI, 18 ANNI, CANDIDATO MAESTRO
La prima volta che è comparso al Circolo aveva 16 anni, ma dall'aspetto tutti gliene davano qualcuno di più. In effetti, ha sempre dimostrato di avere una maturità superiore alla sua età anagrafica. Nel giro di poco tempo ha bruciato le tappe e ora è il più giovane candidato maestro del Circolo.
Carlo ha, a nostro avviso, ancora parecchi margini di miglioramento, è un ragazzo tenace ed intelligente, difficilmente si perde d'animo, qualità essenziali per riuscire negli scacchi, nello studio e in tante altre cose ancora.

Negli ultimi tempi ti sei “divorato” un bel po' di tornei...
Ho iniziato a giocare tornei da due anni a questa parte, in questo periodo ho fatto qualcosa come 12 – 13 tornei, girando mezza Italia. Ho imparato a giocare grazie a mio padre, che mi ha semplicemente spiegato le regole del gioco. Ma il vero insegnamento è venuto da due miei zii. Giocavo contro di loro e… perdevo. Allora mi sono impegnato e… dopo un po' di tempo ho iniziato a batterli con una certa facilità.

Quali sono stati i primi testi su cui hai studiato?
Inizialmente ho studiato con mio fratello sul Manuale delle aperture del Porreca, un classico, e anche sul Libro completo degli scacchi, di Chicco e Porreca. Ma devo dire che i libri che mi hanno interessato di più sono stati quelli di Ponzetto sulle aperture, ben fatti dal punto di vista concettuale ed esplicativo.

Come hai trovato l'ambiente del Circolo all'inizio?
Beh, a dire la verità all'inizio l'ambiente mi sembrava un po' freddino, ma di solito non mi scoraggio mai di fronte alle difficoltà. Anzi, devo dire che oggi sono molto soddisfatto di stare qui, in un ambiente dove non ci sono solo persone della mia generazione, ma c'è anche gente più grande di me. È un'esperienza molto utile, non solo dal punto di vista scacchistico, ma anche dal punto di vista umano, serve alla crescita della persona.

In quale fase della partita ti senti più forte?
Diciamo che mi sento più sicuro nel finale, mentre ho ancora qualche imbarazzo nel medio gioco. Il fatto è che non sono mai molto soddisfatto delle mie partite, le vedo spesso ancora troppo dominate dalla confusione, senza che emergano strategie precise, fili conduttori. Succede spesso quando analizzo con il mio avversario al termine della partita. Comunque, attualmente studio solo i finali, anche perché penso che non si possa giocare adeguatamente nel magistrale senza conoscere bene i finali.

Quando farai il tuo prossimo torneo, il tuo “magistrale”?
Spero questa estate stessa. Il mio obiettivo per il momento è riuscire, ora che sono arrivato nel magistrale, a… rimanerci.

Hai già qualche aneddoto da raccontarmi, nonostante la tua carriera scacchistica sia appena agli inizi?
Posso solo dire che all'inizio ero talmente emozionato che quando muovevo i pezzi la mano quasi mi tremava! Adesco riesco a controllarmi molto meglio, la tensione si accumula un'ora prima della partita ma durante gli incontri sono più tranquillo.
Un altro episodio simpatico che ricordo è stato ad Imperia: giocavo in terza nazionale e avevo di fronte a me un ragazzino tedesco. Praticamente dopo 20 mosse mi sono ritrovato in un finale di torri, vinto, in cui avevo un pedone in più. Pensavo che sarebbe finita prestissimo. Ebbene, nonostante tutti i miei sforzi, la partita è durata per altre ottanta mosse. Che sofferenza! Alla fine la spuntai, fummo gli ultimi a finire. Ricordo ancora i rimbrotti di Tavella mentre abbandonavo la sala da gioco…

Preferisci lo studio individuale o di gruppo?
Certamente lo studio in piccoli gruppi di lavoro è utile, mi sono serviti molto anche i corsi tenuti da Di Paolo, ai quali ho partecipato con interesse. Tuttavia, ritengo che tutto questo non possa sostituire l'impegno, la fatica e lo studio individuale, che per me hanno un peso determinante nella preparazione scacchistica.

I tuoi genitori come hanno “digerito” la tua passione per gli scacchi?
Naturalmente fin dall'inizio erano preoccupati del fatto che gli scacchi potessero, occupando molto del mio tempo, andare a scapito dello studio (frequento il liceo scientifico). Avevano ragione: i risultati quest'anno, in effetti, non sono stati molto buoni… Da una parte quindi hanno cercato di frenarmi, ma poi, intelligentemente, di fronte anche alla mia ostinazione, hanno capito l'importanza che questo interesse aveva per me. Comunque, credo che saprò ricompensarli della fiducia che hanno riposto in me.

A proposito, qual è la materia che preferisci?
La matematica. Tanti si chiedono se c'è una relazione tra scacchi e matematica. Indubbiamente sì, gli scacchi possono essere compresi anche ricorrendo a schemi di tipo logico. Ma poi emergono le differenze: nella matematica intanto non c'è quella competizione, con i suoi risvolti anche psicologici, che c'è negli scacchi; e poi gli scacchi, se da un lato sono più semplici, dall'altro presentano più variabili e danno modo di esprimere maggiormente la creatività individuale.

Cosa ti piace di più durante una partita?
Ragionare sulla posizione nel suo momento critico. Il calcolo bruto delle varianti non mi affascina.

E fra i grandi della scacchiera chi ammiri di più?
Capablanca.

Hai qualche suggerimento da dare per la vita del Circolo?
Mi piacerebbe avere la possibilità di consultare le riviste. E poi che si facesse sempre di più qualcosa per i giovani. Da questo punto di vista ultimamente non sono mancati progressi, con Parodi, Strazzeri, Bertino, con il quale mi complimento per la raggiunta prima nazionale.

Come è stata l'esperienza quest'anno nel campionato a squadre? E quella del Triangolare al Ducale?
Nel campionato a squadre siamo andati bene. Francamente pensavo che la trasferta di Torino non avesse molta storia per noi.
Invece siamo riusciti a farcela, con Moreno che si è rivelalo un trascinatore. Anche la mia vittoria contro un candidato maestro probabilmente ha dato coraggio agli altri. Alla fine eravamo felici. È stata una bella esperienza.
Quella di Palazzo Ducale, al di là dei risultati, è stata un'esperienza estremamente utile per me, perché mi sono misurato con giocatori più forti. Beh, non è stato poi così tremendo. La manifestazione è riuscita ed è stata importante anche l'esperienza umana, l'interscambio reciproco fra scacchisti e club di città diverse. Mi rendo conto che il nostro non è un gioco molto popolare e per la sua diffusione mancano soldi e sponsorizzazioni, ma queste iniziative sono molto utili e ci fanno bene sperare per il futuro.




IL BIANCO MUOVE E VINCE
(Soluzioni a pag. 15)

DIAGRAMMA 1

DIAGRAMMA 2





PRINCIPI DI PSICOLOGIA SCACCHISTICA

1.  Conoscete voi stessi.
2.  Conoscete il vostro avversario.
3.  Siate pazienti.
4.  Evitate l'eccesso di sicurezza.
5.  Siate pronti alla lotta. L'avversario lo è.
6.  Pensate solo alla partita e incollatevi sulla sedia.
7.  Rispettate ogni vostro avversario, uomo, donna, ragazzo, computer, ma fate sempre di tutto per batterlo.
8.  Ciò che è bene per l'altro, è male per voi. Ciò che è bene per voi, è male per l'altro.
9.  Individuate il vostro stile naturale e assecondatelo.
10. Analizzate concretamente. Non tirate mai a indovinare. Non si contano i piagnistei inutili degli sconfitti che protestano "non l'avevo vista".
11. Tenete i piedi per terra. Non partite in quarta con l'attacco, se la posizione non lo giustifica. Non chiudetevi in difesa contro minacce immaginarie.
12. Scegliete delle aperture che costringano l'avversario a giocare contro il suo stile naturale.
13. Se l'avversario gioca una mossa mai vista, non sprecate tempo a cercare di confutarla. Rispondete con sane mosse di sviluppo.
14. Non offrite mai la patta a meno che non siate convinti di volerla.
15. Con l'abbandono non si vince. Accordandosi per la patta, non si vince.
16. Un errore non è la fine del mondo. Serrate le fila e tirate avanti. Finché c'e vita, c'è speranza.
17. Se state perdendo, vendete cara la pelle.
18. L'abilità di gestire bene il tempo conta quanto quella di sapere giocare i finali (Alekhine).
19. In zeitnot, evitate le complicazioni. Se non potete fare a meno delle complicazioni, evitate lo zeitnot.
20. Se è l'altro in zeitnot, accelerando il ritmo creerete artificialmente uno zeitnot ancora più clamoroso per voi.
21. Se la vostra concentrazione si è interrotta, aspettate a fare la mossa seguente finché non avete ristudiato la posizione e capito cosa sta succedendo.
22. Riposate a sufficienza, controllate l'alimentazione, tenetevi in buona forma fisica.
23. La psicologia è un'arma potente, ma non potrà mai prendere il posto della conoscenza teorica, della fantasia, della tecnica.

Condividiamo quasi tutte queste 23 regole di psicologia scacchistica che Pal Benko e Burt Hochberg ci hanno lasciato in “Winning with chess psychology”. E cosa fare quando l'avversario ti distrae? Ce lo dice Benko:
“Il vostro avversario è lì seduto di fronte a voi. Ed ecco che giocherella. Vi fissa. Fa una smorfia. Si gratta. Mormora. Tamburella con le mani e con i piedi. Fa rumore con i denti. Acconcia. Si alza. Scruta la scacchiera da dietro le vostre spalle. Si risiede... e di nuovo si accampa lì, di fronte a voi. Alcuni si comportano in questo modo appositamente, per irritarvi. A dir poco, ciò non è corretto. Non ricorrete a simili mezzucci; il mondo degli scacchi è piccolo, è facile attaccarsi addosso una brutta nomea, come quella di J'adubovic.
La regola d'oro degli scacchi parla chiaro: pezzo toccato, pezzo giocato. Se è vostra intenzione aggiustare un pezzo sulla scacchiera, dovete avvisare prima l'avversario, dicendo “J'adoube”, “Acconcio”, o altra frase simile che manifesti chiaramente la vostra intenzione. Durante l'interzonale in Tunisia nel 1967, il comportamento del GM iugoslavo Milan Matulovic contro Bilek costituì una delle più clamorose violazioni delle regole mai perpetrate in una manifestazione di tale importanza. Matulovic mosse l'Alfiere, mise in moto l'orologio, poi si accorse che la mossa era un grave errore. Immediatamente rimise l'Alfiere nella casa di partenza, fece un'altra mossa e solo allora disse “J'adoube”. Bilek, naturalmente, saltò sulla sedia e protestò energicamente. “Ma io ho detto j'adoube!” esclamò Matulovic.
Sorse immediatamente un'accesa diatriba fra i due ma l'arbitro non aveva visto cosa aveva fatto Matulovic e rifiutò di imporre allo iugoslavo di muovere l'Alfiere. La partita terminò con una patta.
Gli iugoslavi erano soliti cenare tutti insieme nel loro albergo. Da quel momento Matulovic si ritrovò a mangiare da solo, evitato dai suoi stessi connazionali, e da quella partita in poi fu beffardamente soprannominato J'adubovic. Ironia volle che due o tre giorni dopo, durante la cena, gli restasse conficcata in gola una lisca di pesce e dovesse correre dal dottore. Cominciò allora a girare per il torneo la storiella che il dottore non avesse trovato nella gola di Matulovic una lisca, ma la parola J'adoube.

Ci sono poi tanti modi per distrarre l'avversario, una mania comune a molti giocatori è quella di sistemare meticolosamente ogni pezzo al centro della casella, e ogni occasione è buona per dare sfogo a questo tic. C'è chi muove in continuazione le gambe sotto il tavolo, a volte anche urtando accidentalmente l'avversario. C'è chi fissa intensamente gli avversari mentre questi pensano.
In definitiva, che fare se il vostro avversario, o qualunque altro, vi distrae, deliberatamente o no? Regola numero uno: non chiedergli di smetterla. Questo provocherebbe come minimo una discussione, cosa da evitare assolutamente, in quanto non farebbe che innervosirvi, e quindi danneggiarvi. Regola numero due: non lasciate che la facciano franca. Protestare pacatamente, ma con fermezza, con l'arbitro e i responsabili del torneo. È compito loro risolvere il problema.
Il compito vostro è uno solo: pensare a giocare bene la partita, fino alla fine.”




ERRARE È UMANO: FENOMENOLOGIA DELLA SVISTA
Ogni giorno in tutti i Circoli scacchistici del mondo, e quindi anche al Centurini, si leva una voce: “Ah, svistaccia, era vinta”. Quante volte abbiamo sentito questa voce fuoriuscire dalla bocca di un giocatore sconsolato, in cerca della comprensione degli astanti, oppure noi stessi l'abbiamo proferita, magari al termine di qualche partita di torneo?
La svista è come la stecca per un tenore, che rovina tutto nel bel mezzo del concerto. Sembra quasi che sia, per chi la commette, un evento imprevisto e fuori dal suo controllo, un caso fortuito, una circostanza rispetto alla quale il giocatore è del tutto estraneo. Non è cosi. Pensare questo è solo un modo per consolarsi.
Il suo effetto nefasto è più o meno immediato e scontato, può farci perdere un pezzo se non la partita. Di solito è il risultato di una disattenzione o di un errore nel calcolo delle varianti. Tutti, prima o poi, ci cadiamo; l'unica differenza è che alcuni ci cadono più spesso di altri.
Quali sono le cause della svista? Si può fare qualcosa per evitarla?
I motivi sono sempre gli stessi: siamo stanchi, distratti, siamo sotto con il tempo, siamo impreparati a fronteggiare il cambiamento repentino della posizione. Una svista, però, a meno che non sia catastrofica, non è neanche la fine del mondo. Intanto, l'avversario se ne deve accorgere (il che non è sempre detto), e poi deve saperla sfruttare come si deve. E anche questo non sempre avviene.
Una delle cause della svista è la momentanea incapacità ad adeguarsi ad una situazione che è cambiata sulla scacchiera. È come se operassimo un improvviso cambiamento in una direzione imprevista. Comunque, l'avversario, preso dai suoi piani, potrebbe non accorgersene. Oppure, pensando che stiamo per preparargli una trappola, potrebbe perdere tempo prezioso per venirne a capo o addirittura non punirci. Qualche volta può capitare che si ecciti a tal punto da commettere a sua volta un grossolano errore, magari qualche mossa dopo. Teniamo presente che molto spesso, non solo negli scacchi ma anche in altri sport, il giocatore beneficiato da un regalo inatteso pensa di avere già la partita in mano, comincia a giocare con sufficienza e minore attenzione, mentre noi, non avendo più nulla da perdere, riusciamo a dare il meglio.
Se comunque ci capita di essere graziati dall'avversario, guardiamoci bene dall'emettere un semplice sospiro di sollievo e dimenticare l'accaduto. Prendiamo atto che siamo su una soglia pericolosa, cerchiamo di ritrovare la concentrazione perduta. Finita la partita, analizziamo i nostri errori.
La svista avviene per lo più per calo di concentrazione e stanchezza. I giocatori allenati alla stanchezza, quelli che giocano parecchi tornei all'anno sono maggiormente immunizzati alle sviste, anche se il vaccino universale non è stato ancora scoperto. Spesso accade che dopo una lunga e dura battaglia, giocata al massimo dell'attenzione, ti ritrovi in una posizione piatta. A quel punto tiri i remi in barca, pensi che ormai la partita finirà tranquillamente in una patta e all'improvviso... fai la svista che ti fa perdere la partita e ti rovina il sonno la notte. Succede, diavolo se succede…
Nessun essere umano è in grado, comunque, di mantenere inalterata la concentrazione per cinque ore di fila. Intanto bisogna imparare a distribuire le nostre energie mentali. E poi ogni tanto possiamo avere il bisogno di sgranchirci le gambe, rinfrescarci, staccare per qualche minuto. Attenzione, però, bisogna sempre ricordare che, al momento di lasciare la scacchiera, il rilassamento interrompe anche il flusso “magico” della concentrazione. Allora quando torniamo a sederci al tavolo, non giochiamo subito, prendiamoci ancora qualche minuto per riannodare il filo dei pensieri e “tornare in partita”.
In ogni caso, se si perde per una svista bisogna imparare, onestamente, a non addebitarla alla sfortuna ma solo a se stessi. In verità anche le sviste (come l'orologio) fanno parte dell'incontro e non dobbiamo addebitare al fato colpe che sono unicamente nostre. Ricordiamo quella massima confuciana per cui l'arciere che scaglia la freccia e fallisce il bersaglio, non dia la colpa all'arco ma guardi dentro se stesso.




Soluzioni (il Bianco muove e vince)

DIAGRAMMA 1. 30. Ch5+! Txh5; 31. Txg6+! Rxg6; 32. Df6+ Rh7; 33. Dxf7+ Rh8; 34. Df8+ (più elegante di 34.Dxh5+) Rh7; 35. Tc7+ 1-0
(Hug-Pister, Telepartita, Torneo 90.E.27, 1992; posizione dopo 29…Rg7)
DIAGRAMMA 2. 26. Dxc5+! Db6; 27. Cc6+ Ra8; 28. Txb6 1-0
(Golubev-Mantovani, Biel 1992, MTO; dopo 25…Tab8)




Ancora un successo dei nostri giovani talenti: Andrea Bertino ha raggiunto la prima categoria nazionale, al termine del torneo di San Marino, dove, in seconda nazionale, è giunto in testa alla classifica alla pari con il torinese Canzi (secondo solo per il buchholz). Complimenti ad Andrea ed auguri per il prosieguo della sua carriera scacchistica.

Intanto una bella notizia è giunta a Renato Emanuelli, che dalla ICCF (International Correspondence Chess Federation) ha ricevuto l'attestato di qualificazione ai tornei per maestri, dopo avere conseguito 11,5 punti su 14 nell'ultimo torneo.




SCACCOMATTO:

P.za Giustiniani 7/2 - Tel: 2477648
Redazione: M. Faggiani, R. Cigliola, M. Parisi